Millenni di storia. Durante i recenti scavi nel nostro giardino (giardino di Ca’ Zen) sono emerse le testimonianze del palazzo precedente e non solo. La Sovrintendenza Archeologica di Venezia ci ha infatti mostrato come, assieme a mura e pavimenti delle varie epoche medioevali (vedi foto), ci fossero anche reperti molto più antichi come un ‘sesquipedale’ (II-IV Secolo dopo Cristo) che è una specie di grosso mattone in laterizio che si utilizzava nelle città dell’Impero Romano, verosimilmente proveniente da Altino (la Venezia prima di Venezia), riutilizzato qui ai tempi della costruzione della città lagunare.
La nostra ‘macchina da pozzo’. Questa elegante vera da pozzo, con oltre mezzo millennio di anni, affiora come un iceberg a testimoniare l’antica struttura della ‘macchina da pozzo’ ancora intatta nel giardino di casa. La macchina da pozzo prevede due caditoie per l’acqua piovana, i relativi filtri di sabbia e carbone e la cisterna da cui si può attingere l’acqua attraverso la vera da pozzo stessa.
Un rogo nella città d’acqua
Il nostro B&B è situato negli ultimi piani dell’attuale Palazzo Zen (Ca’ Zen) che è stato ricostruito circa un paio di secoli fa sul luogo dell’originale e più antico Palazzo Zen, il quale è bruciato nel 1849 durante l’assedio dell’artiglieria austriaca.
Un record un po’ veneziano e un po’ africano. In entrata si vede appesa una vecchia elica di aeroplano. Il nonno Fabio (il signore con la barba nella foto, classe 1920… e tuttora residente nel piano nobile del palazzo!) che si spostava per affari nel Sud Africa degli anni ’40 e ’50 con il suo aereo del ’39 , stabilì un record mondiale di navigazione aerea per riuscire a raggiungere la sua amata Venezia dalla lontana Johannesburg. Record a tutt’oggi imbattuto e da lui stabilito tre volte. Con il suo minuscolo aereo: ali in tela, elica in legno, senza radio e con un’autonomia di volo di appena 4,5 ore, attraversò l’Africa intera in oltre 20 tappe sorvolando zone non ancora cartografate riportanti ancora la dicitura “hic sunt leones”, segnalate per lo più per la presenza di cannibalismo. Arrivò a Venezia, nel 1954, dopo aver attraversato direttamente il Mediterraneo. Arrivò durante la nostra estate perché, come ebbe modo di scrivere in seguito: <<Nell’emisfero australe i mesi invernali sono più indicati per sorvolare foreste e savane, perché l’erba è secca e si riconoscono subito le zone migliori per eventuali atterraggi di emergenza>>. Questa e altre attenzioni gli salvarono la vita durante le avversità della storica trasvolata.